“NON SI RISOLVE IL PROBLEMA DELL’OBESITÀ INFANTILE TOGLIENDO LE MERENDINE A INSEGNANTI E BIDELLI. I DISTRIBUTORI AUTOMATICI NELLE SCUOLE ELEMENTARI E MEDIE INFERIORI SONO SOLO IN LUOGHI PRESIDIATI. CHE SI VOGLIA DISTOGLIERE L’ATTENZIONE DAI VERI PROBLEMI? CHE SI VOGLIA SCEGLIERE LA VIA PIÙ SEMPLICE E MEDIATICAMENTE PIÙ PLATEALE?”
Dopo anni di impegno sul fronte dell’educazione verso corretti stili di vita, ora è sufficiente un annuncio che sa tanto di spot mediatico per far pensare di aver risolto il problema dell’obesità infantile. La strada – ci dispiace dirlo – è ancora molto lunga.
Milano, 11 aprile 2007 – “Con sommo stupore apprendiamo il messaggio lanciato dall’AIDI – afferma Vincenzo Scrigna, Presidente di CONFIDA l’Associazione italiana della distribuzione automatica – Ci sembra che si sia perso il reale punto di vista della situazione e che l’annuncio dell’AIDI sia solo un modo per distogliere i problemi da dove veramente sono. Forse che qualcuno si è chiesto quanti sono i distributori dai quali l’AIDI ha deciso di eliminare i dolci? Sono pochissimi e tutti in luoghi presidiati dal corpo docente o da personale ausiliario. Se l’intenzione quindi è quella di non rendere disponibili alimenti fuori controllo a bambini in età scolare, allora, non si capisce perché agire su un falso problema.”
Considerando che ai nostri bambini nelle scuole elementari e medie inferiori non è dato libero accesso ai distributori automatici che sono presenti solo in luoghi riservati al corpo docente e al personale di servizio e di sostegno, zone quindi sempre presidiate dagli adulti, una tale azione avrebbe il solo effetto di sottrarre il diritto ad una normale pausa di ristoro agli adulti che lavorano in questi luoghi.
Da una ricerca CNR Avellino in collaborazione con l’ISA – Istituto di Scienze dell’Alimentazione, che ha preso in esame gli alunni di alcune scuole elementari di Avellino per verificare le cause dell’obesità, emerge che è inesistente l’influenza che i distributori automatici hanno rispetto all’insorgere di questa malattia nei bambini di età scolare. Il luogo che risulta essere più a rischio è proprio la famiglia, che acquistando pacchi di merendine che dispongono di 6-12-24 pezzi a confezione e lasciandoli al libero arbitrio dei figli, non attua un effettivo controllo sulle quantità assunte, magari, come conferma la ricerca di Swg realizzata per il Moige, il Movimento Italiano Genitori, davanti alla tv. Il vero problema, allora è l’educazione alimentare, che deve essere in primis una responsabilità della famiglia.
L’obesità infantile poi non è da attribuire ad un cibo specifico. Non esistono alimenti da demonizzare, ma impegni seri da assumere insieme. Nessun alimento di per sé è dannoso e l’AIDI dovrebbe essere la prima a testimoniarlo. Quello che è importante è l’educazione alla giusta quantità e la sensibilizzazione all’importanza del moto. “Nessun alimento deve essere quindi escluso dalla nostra alimentazione, neppure la merendina – continua ad affermare Carlo Cannella, Professore Ordinario di Scienza dell’Alimentazione all’Università La Sapienza di Roma, che collabora da diversi anni con Confida sul tema “Dieta e Nutrizione” – la regola di base è assumere poco, ma di tutto”.