Pinetti (Confida): “Così si penalizzano oltre 20 milioni di consumatori”
Milano, 24 giugno 2013 – Nei primi due mesi del 2013 hanno chiuso più di 9.500 tra bar, ristoranti e locali pubblici, in pratica 139 attività al giorno. Lacrisi prolungata, che non accenna ad allentare la sua morsa, minaccia una desertificazione commerciale delle nostre città': il rito del caffè al bar, non più irrinunciabile anche a causa della congiuntura (nonostante le offerte e gli sconti, al bancone c’è sempre meno gente) per molti sarà solo un ricordo. In tempi di crisi e di ristrettezze la rinuncia del caffè al bar è compensata da un maggiore ricorso ai distributori automatici, molto diffusi negli ambienti di lavoro, che offrono oltretutto la tradizionale tazzina a prezzi molto più che concorrenziali. “Temiamo – dice Lucio Pinetti, presidente di Confida, Associazione Italiana Distribuzione Automatica aderente a Confcommercio – di dover provocare una nuova disillusione ai consumatori che utilizzano i nostri prodotti nelle fabbriche, nelle scuole, negli ospedali e nei luoghi destinati alla collettività. Sorprende infatti come lo Stato abbia voluto colpire proprio queste fasce di consumo che, in particolare in questi anni di crisi, grazie al favorevole rapporto qualità prezzo, nel distributore automatico, hanno finora trovato una valida soluzione di acquisto. E dire che il nostro settore per oltre un decennio è stato capace di mantenere inalterati i prezzi al consumo, nonostante il passaggio dalla lira all'euro". La previsione di aumento dell'Iva sulle bevande e alimenti venduti nei distributori automatici, annunciato dal Governo per finanziare l'Ecobonus, colpirà oltre 20 milioni di Italiani, che dal 1 gennaio 2014 avranno l'amara sorpresa di un rincaro dei prezzi di tutti i prodotti presenti nelle macchinette. L'incremento dell'Iva sui prodotti somministrati attraverso i distributori automatici comporterà un aumento di almeno cinque centesimi sul caffè e le bevande calde, e di circa dieci centesimi sulle bevande fredde e gli snack.
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